Di Martina Piermarini
Avvicinarsi criticamente ad una silloge di tale intensità è cosa ardua e per certi versi irrealizzabile. Sonia Ciuffetelli con questa opera ci propone l’idea di una “ poesia- farfalla” una poesia sul filo scritto delle ali, che sfiora il bianco perpetuo della nascita e dell’ altrove. Trasmutare vuol dire risorgere costantemente, essere creature in costante divenire, creature che brillano nella loro costante nudità, nella loro eterna brevità. Pure, in questo tempo eternamente breve conoscono la rotta, il principio ,la derivazione del loro essere creature segrete e primigenie. La farfalla è colei che percorre il misterioso esserci in tutta la sua verticalità e orizzontalità ed in virtù di questo è votata alla purezza. La farfalla non vive il tempo databile, convenzionale del sentire comune ma un tempo non databile, interno, illimitatamente intimo; vive uno spazio al di là, lacerante, sproporzionato, un nuovo modo di intendere l’esistenza: frugare nel proprio bozzolo, non è solo una stagione del tempo della vita ma coincide con uno spazio mitico dato dall’urgenza ,dalla necessità di schiudersi, “ bucare la bellezza “…
Sempre tenendo fede all’immagine della farfalla , all’interno della silloge, trascorriamo pervedute da una prima sezione (OLIM) ad una seconda (MAGNANIMITATES) giungendo alla sezione finale (LAVORI IN CORSO) in cui si avverte quasi fisicamente nel corpus letterario il passaggio, il salto graduale. Questo mettere le ali poco a poco, denudarsi della larva imprigionante, questo tendere alla luce (letteralmente) essere viaggio!