Kurtz è il commerciante di avorio nato dalla penna di Joseph Conrad, lo stesso che ispirerà liberamente il regista F. F. Coppola per il film Apocalypse Now ambientato però in Vietnam, nel periodo della guerra di resistenza contro gli USA.
Si può parlare di Kurtz, personaggio-chiave nel romanzo Cuore di tenebra di Joseph Conrad solo in relazione a Marlow, protagonista del racconto, colui che dà attraverso il suo punto di vista il taglio alla storia che narra e che ci conduce nelle atmosfere e nelle riflessioni fatte durante il suo viaggio.
Kurtz è l’uomo occidentale che si trova nel cuore della foresta pluviale; la sua base è molto all’interno dell’angusto e sinistro paesaggio ed è raggiungibile soltanto via fiume. Si dedica al commercio di avorio, è venerato dagli indigeni che lo ritengono una sorta di divinità in virtù del suo aspetto imponente e della sua voce. Marlow, a bordo di un battello per nulla attrezzato parte con a bordo altri coloni e qualche indigeno cannibale, risale l’ombra del fiume Congo in un paesaggio notturno e misterioso che somiglia a una traversata infernale. Nel suo percorso Marlow, vecchio marinaio, appassionato sin dall’infanzia di carte geografiche e di viaggi in terre lontane, si introduce in un paesaggio sempre più ignoto e ha la sensazione di ritrovare continuamente un contatto con qualcosa di non ben definito ma di selvaggio, di primitivo fino al punto in cui riesce a trovare la sede della Compagnia che lo ha assunto con lo scopo di riportare Kurtz in occidente. Il fiume è come un serpente, insidioso e mortale ma sinuoso, affascinante come la tentazione.
ll serpente mi aveva incantato
La base finalmente scovata è un luogo orrido dove si consuma e si testimonia l’orrore della colonizzazione da parte dei bianchi: le teste dei neri uccisi sono conficcate su pali.
La terra selvaggia gli aveva accarezzato la testa ed eccolo lì, calvo come una palla – una palla d’avorio; lo aveva sfiorato e – guarda – era appassito; se l’era preso, l’aveva amato, abbracciato, gli era entrata nelle vene, aveva consumato la sua carne e sigillato la sua anima alla propria attraverso gli inimmaginabili cerimoniali di qualche iniziazione diabolica. Era il suo beniamino viziato e vezzeggiato.”
Kurtz nonostante sia provato dalla malattia partecipa a riti sacrificali cruenti; gli indigeni si scontrano con l’equipaggio di Marlow, Kurtz è molto malato, sta per morire.
Quell’uomo non si vuol lasciare dimenticare, checchè egli fosse, non era un uomo ordinario
Charlie Marlow è fortemente attratto dalla figura di Mistah Kurtz, ora che è riuscito a penetrare nel cuore di tenebra della giungla, si spinge fino al centro della vicenda dopo aver attraversato ogni insidia improvvisa e tutti i pericoli di una navigazione oscura.
“Quella terra selvaggia, però, l’aveva scoperto presto, e si era vendicata su di lui in modo terribile della fantastica invasione. Credo che gli avesse bisbigliato cose di lui che egli non sapeva, cose che non aveva neppure immaginato prima di consultare la grande solitudine – e quel bisbiglio si era dimostrato irresistibilmente affascinante.”
Per Kurtz è troppo tardi per tornare indietro, il processo dinamico dell’uomo bianco che è andato oltre i limiti si arresta con l’autodistruzione e con la morte. Le sue ultime parole in punto di morte sono
L’orrore, l’orrore!
Qualcosa di sinistro continua ad attrarre Marlowe nei confronti della vicenda e del personaggio e la sua missione continua anche dopo il rientro.
“Nessun uomo si aprirà con il proprio padrone; ma a un amico di passaggio, a chi non viene per insegnare o per comandare, a chi non chiede niente e accetta tutto, si fanno confessioni intorno ai fuochi del bivacco, nella condivisa solitudine del mare, nei villaggi sulle sponde del fiume, negli accampamenti circondati dalle foreste — si fanno confessioni che non tengono conto di razza o di colore. Un cuore parla — un altro ascolta; e la terra, il mare, il cielo, il vento che passa e la foglia che si agita, ascoltano anche loro il vano racconto del peso della vita.”
La sovrapposizione dei piani narrativi genera un’ambiguità sulla scelta del punto di vista: si parla di Marlow in terza persona mentre sembra lui stesso a narrare la vicenda. Ambiguità solo esteriore e fittizia sul senso che Conrad vuole infondere nella storia, quando ora lascia che Marlow sia attratto dalle scelte di Kurtz ora, penetrato nel cuore di tenebra inizia a comprendere l’istinto selvaggio di conquista e di potere, il comune denominatore che rende il nero simile al bianco, il cannibale indigeno e il cannibale bianco che divora i suoi simili ed è divorato dal male.
In punto di morte Kurtz lancia il suo grido d’orrore e la vicenda del male perpetrato galleggia solo alla fine sulla sua coscienza. Consegna a Marlow un pacco di lettere e la foto di una donna.
Marlow rientrato a Bruxelles sente il bisogno di incontrare la donna amata da Kurtz: è passato un anno, lei è chiusa nel suo lutto doloroso e nel ricordo del suo uomo perduto. Parla di lui come di un grande uomo, capace di amarla e di dare tutto per lei. Quando vuole sapere i dettagli della sua morte e le sue ultime parole Marlow non riesce a consegnarle la verità degli orrori da lui inflitti e mentendo le dice che le ultime parole di Kurtz sono state per lei.