Accadono cose difficili da spiegare, sbocciano in testa come una illuminazione e talvolta le chiamiamo ispirazione, trovate, lampi di genio. La mente mette insieme pensieri o situazioni disgiunte e questa originale associazione dà vita all’atto creativo. Quel che non finisce di stupire è che qualsiasi cosa può diventare un racconto: un aereo al momento del decollo, un suono insistente, di un allarme, una frase che ci fa visita e capriola nel cervello come una ossessione senza perché. Chi scrive mette in relazione entità distanti, dà una forma all’informe, ispeziona facce, comportamenti e movimenti involontari di individui e folle. Chi scrive vive per questo, per scovare il racconto che riuscirà ad estrarre dalle cose. Per raccontare la sua verità. Per creare.
Si può imparare a scrivere una storia senza questa visione, questa febbre, questa volontà inossidabile?
Certamente. Posso imparare a scrivere una storia di genere, a tenerla bene in piedi così come è possibile imparare a dipingere senza poter mai diventare Picasso o a cantare senza mai essere una star internazionale. Posso imparare tutte le arti, come ci insegna la tradizione storica; durante il Medioevo le arti del Quadrivio comprendevano l’insegnamento della musica insieme a quello dell’aritmetica, della geometria e dell’astronomia. Gli aspiranti pittori frequentavano le botteghe dei maestri che talvolta erano artisti affermati, talvolta soltanto straordinari maestri.
La scuola anglosassone e quella americana hanno ampiamente dimostrato l’efficacia della formazione, anche universitaria, in materia di scrittura creativa. In tanti Paesi puoi laurearti in scrittura creativa, che dire.
Purtroppo in Italia c’è ancora chi considera lo scrittore un illuminato capace di scrivere senza aver letto almeno i mille libri più importanti della letteratura mondiale e senza aver fatto un sano e faticoso lavoro di scrittura e riscrittura di testi di vario genere. Come dire: sarò un campione, ma non ho bisogno di allenarmi.
Come non credere nella formazione? Siamo tutti d’accordo che nessuno può insegnare il talento, sarebbe impossibile. Il mondo è pieno di persone senza talento, spesso i denigratori delle scuole di scrittura fanno la parte della volpe che non ce la fa ad arrivare fino all’uva.
Nessuno può insegnare la visione eppure è possibile stimolarla. La visione è la capacità di guardare una nuvola e darle la forma di un elefante. Di guardare un fiume e immaginare cosa c’è sotto. Eppure, proprio perché il talento è raro e anche il genio creativo, proprio per questo le scuole di scrittura, l’apprendistato, la lettura critica possono essere utili per insegnare a scrivere una storia. Ai denigratori, agli scettici io dico: non avete bisogno di scuole né di un faro che vi illumini? Bravissimi. Scrivete in pace il vostro capolavoro planetario evitando di perdere tempo a denigrare, criticare, accusare. Leggeremo volentieri il vostro inimitabile romanzo di successo.
Buona scrittura!