Viviamo in epoca di rivoluzione informatica, ci siamo dentro tutti, tecnologici e non. Il nonno che si dichiara analfabeta digitale usa Whatsapp per lo scambio di foto dei nipoti e l’ultima delle impiegate, stile “non me ne frega più niente di usare il pc, tanto andrò presto in pensione” alla prima occasione posta su Facebook la ricetta del cuore e commenta le foto delle sue coetanee in vacanza.
E la letteratura, assorbendo vita e rumori, disagi e trasformazioni, come sta cambiando? Christian Frascella nel 2011 scrisse La sfuriata di Bet ed utilizzò la scrittura ricalcata sulla tipologia dei commenti usati nei forum virtuali, come quelli del portale Youtube. Il titolo del romanzo è la locuzione con cui viene caricato su Youtube un video girato con un cellulare, nel quale troviamo la protagonista Bet, aggressiva e decisa liceale diciassettenne, che spiattella a chiare lettere il suo disagio sociale mentre denuncia i mali della contemporaneità. Il video ottiene in poche ore migliaia di visualizzazioni da parte di coetanei e adulti curiosi di entrare nella testa di chi potrebbe pensarla esattamente come i propri figli.
Il linguaggio è gergale, del gergo della rete, la lingua anticonvenzionale. La grafica ricalca quella dei dialoghi nel web (mukkio, Kuesta, Kualcosa, mooolto, un bel pò con l’accento anzichè con l’apostrofo) e si usano emoticons qua e là.
E che dire del professore, all’epoca precario, Ermanno SCRIP Ferretti (SCRIP è il nome usato su Twitter), autore di Per chi suona la campanella? (2011)
In 140 caratteri, lo scrittore ha raccontato ogni volta la propria vita da prof. anche attraverso battute rappresentative della condizione lavorativa in Italia, del tipo:
Mi arriva dello spam dalla CEPU: “Lavori e sogni di laurearti?”. Rispondo: “No, mi sono laureato e sogno di lavorare”
Il linguaggio si sta modificando velocemente, potremmo pensare che l’efficacia del messaggio sta migliorando in virtù dello stimolo ad usare poche ma incisive parole. La struttura sintattica diventa più calibrata, potrebbe essere che stia andando così senza che ne siamo ancora pienamente consapevoli?
E anche la deminutio ironica del titolo, perchè qui la campana non è quella che suona a morto, ma la campanella di inizio e fine delle lezioni scolastiche, rimanda comunque, citandolo implicitamente, al famoso romanzo di Ernest Hemingway (1940) ambientato durante la guerra civile spagnola.
E poi, per parlare di casi letterari più estremi, in cui la tecnologia digitale è stata assorbita nell’ossatura della narrazione, pensiamo a Jennifer Egan, premio Pulitzer 2011 con il romanzo A Visit from The Goon Squad, tradotto in italiano con il titolo Il tempo è un bastardo. Un intero capitolo dell’opera è costruito come se fosse un PowerPoint. Pagine, una cinquantina, concepite come slide.
Scelta grafica originale, fine a se stessa? Certo che no. La scrittrice sceglie questa impaginazione per ottimizzare l’efficacia dei legami tra personaggi e temi del romanzo, in particolare l’ossessione di Lincoln, fratello tredicenne di Alison Blake, di cronometrare e commentare le canzoni rock. Come in una presentazione aziendale o in una lezione universitaria, il programma grafico è stato piegato al servizio della narrativa.
E in poesia? Quanto è entrata la scrittura elettronica in poesia?
Pensiamo a Settanta poesie d’amore in sms di Luigi Sedda in appendice alla sua raccolta Poesie d’amore e altri tormenti del 2003.
La tua è proprio una bella voce, non più rauca come quella sera,
e ti esibisci quasi dimenticandomi
per concentrarti nella tua sensualità mai finita.
In realtà l’ispirazione digitale è solo un pretesto e gli sms equivalgono ad una accentuata brevità stilistica. Eppure non è tutta qui, la questione. Da qui e oltre si apre un mondo, quello della poesia sperimentale, che però affonda storicamente le sue radici non nel web, ma nel secondo Novecento.
La scrittura elettronica non sta rivoluzionando la letteratura come ha fatto e sta facendo con la vita e con le relazioni umane. Eppure sta scavando un cambiamento, sta destrutturando una tradizione. Buone letture tradizionali e non, buona letteratura e buona vita.