Con questa pillola non voglio tracciare la complessità del nuovo scenario della letteratura contemporanea in trasformazione, nè essere esaustiva nei riferimenti ad autori ed opere che inevitabilmente andrò citando. Voglio solo riflettere su come la narrativa si sta modificando e stia prendendo la direzione, il ritmo, la velocità dei supporti telematici e delle sue applicazioni. E per fare questo è necessario individuare i romanzi che già in qualche modo hanno dato esempio di questo adeguamento. La letteratura si adatta non meno di quanto facciamo noi alle nostre stesse scoperte e lo fa velocemente.
Il romanzo epistolare di ultima generazione è strutturato su uno scambio di posta elettronica tra i diversi personaggi. Finita l’epoca delle lunghe lettere profumate e pazientemente vergate, cambiano le forme e anche un po’ la sostanza. Pensiamo allo scrittore austriaco Daniel Glattauer, autore di due romanzi Le ho mai raccontato del vento del Nord (2006) e La settima onda (2009).
Eppure la forma della narrativa epistolare non nasce in epoca di rivoluzione digitale. La tradizione del romanzo europeo moderno ce lo insegna. Chi non ricorda di aver studiato a scuola Le ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo? Eppure l’informalità e l’immediatezza dello scambio di e-mail conferisce ai testi di Glattauer una vivacità tutta contemporanea. Anche nella fiction letteraria la comunicazione avviene in tempo reale tra due persone le cui funzioni di mittente e destinatario vengono scambiate in tempo reale.
Cesarina Vighy nel suo libro Scendo. Buon proseguimento impianta la narrazione tutta sullo scambio di e-mail. Qui l’invio di lettere virtuali è tra una scrittrice e sua figlia, tra la stessa scrittrice e i suoi amici e conoscenti. Il romanzo epistolare elettronico che l’autrice scrive racconta i suoi ultimi tre anni di vita, quando, affetta da SLA, perde lentamente l’uso della parola…che restituisce sulla pagina con ancora maggior potenza in virtù di una ricercata secchezza stilistica che somiglia molto alla comunicazione e ai linguaggi via computer. Lo spazio confinato della stanza dove si consuma la malattia si dilata attraverso la possibilità di aprirsi al mondo. Cesarina Vighy, diversamente da Daniel Glattauer, riporta sulla pagina del suo libro il layout:
Da: Titti <tittivighy@xxx.xx>
A: Alice <alidis@xxx.xx>
Data: 19 ottobre 2007 22:12
Oggetto: nuvole, vento e fulmini
La scelta di riportare in questa forma mittente e destinatario, data e ora, oggetto del messaggio in uno schema che accompagna tutto il romanzo conferisce un senso di verosimiglianza così penetrante da portare il lettore dentro lo scambio di e-mail, inequivocabilmente. E la sostituzione del dominio del server di posta elettronica con le x, non ricorda forse l’abitudine dei narratori realisti ottocenteschi di sostituire i nomi con l’uso della X o degli asterischi?
Alla forma di comunicazione degli sms rimanda invece la produzione di due giovani scrittrici italiane: Lorenza Bernardi, autrice del romanzo Vorrei che fossi tu (2010) e Lucrezia Maggi col suo romanzo Cento sms (2010) descrive gli sviluppi di una storia d’amore e di illusione attraverso lo scambio di sms. Una narrazione in presa diretta in entrambi i casi; Bea, la sedicenne seria e timida, protagonista di Vorrei che fossi tu viene descritta nei suoi comportamenti e caratterizzata psicologicamente con la semplicità di uno scrittura essenziale, priva di complicazioni retorico-stilistiche con una voce narrante in terza persona immersa. Risultato: credibilità e senso del realismo eccellenti.
Nella stessa modalità di scambio sms Lucrezia Maggi descrive il corteggiamento di una donna da parte di un uomo nel racconto Dondolando la mia penna stanca (nel volume di autori vari Cuori nella rete, 2009), quasi una postmoderna versione del contrasto Rosa fresca aulentissima di Cielo D’Alcamo:
sms: caffè?
sms: sparisci, finchè sei in tempo. Stai lontano da me.
sms: No!
sms: Devi!
Sms: ti ho detto di no
sms: non ti risponderò più
sms: non importa…non ti mollo…
Scrittrici e scrittori che in fondo, tramite l’uso dei linguaggi dei nuovi mezzi tecnologici, mostrano come certo romanticismo un po’ melenso e palpitante nell’assumere nuove forme non modifica radicalmente la sostanza. Eppure il limite per così dire di certa comunicazione è quello di inciampare in equivoci e malintesi dovuti al mezzo tecnologico che per sua natura si presta al mascheramento, alla menzogna e persino al camuffamento identitario. Come nella vita, così in letteratura.
Buone letture.
Sonia Ciuffetelli